03Mag

IL SEGNO DELL’ARTIERE un museo per Ugo Carà

Da venerdì 3 maggio 2024, presso il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia, è visitabile la mostra “IL SEGNO DELL’ARTIERE un museo per Ugo Carà”, un’occasione espositiva curata da Massimo Premuda e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, per riparlare dello scultore Ugo Carà (Muggia, 1908 – Trieste, 2004) a vent’anni dalla morte, e per riflettere sul suo lascito e sul futuro del museo a lui intitolato. La mostra presenta per la prima volta al pubblico in maniera unitaria e coerente tutti gli oltre 100 pezzi della Collezione Carà donati dal maestro al Comune di Muggia nel 1999, embrione del Museo inaugurato nel 2006, con importanti focus sulla scultura con bronzetti, grandi fusioni e modelli di monumenti dal 1926 al 1999, sulla pittura, disegno, acquerello, grafica e collage dal 1926 fino alla fine degli anni Novanta, ma anche sul design, arti decorative e medaglistica praticati dal 1929 al 1999. Altri approfondimenti sono dedicati al nudo maschile, che abbandonò dalla metà degli anni Cinquanta per dedicarsi esclusivamente alla figura femminile, e alla decorazione navale, che praticò dal 1949 al 1963 su famosi transatlantici e dal 1956 al 1976 insegnando arredamento navale e d’interni all’Istituto Statale d’Arte Nordio di Trieste, ben rappresentata dal grande bassorilievo bronzeo “Il castigo delle vergini” del 1949, esposto con successo nel 1985 al Centre Pompidou di Parigi in occasione della mostra “Le bateau blanc” nell’ambito della manifestazione “Trouver Trieste”.
In mostra inoltre le immagini del giovane fotografo Davide Maria Palusa che documentano i monumenti triestini ai “Caduti sul Lavoro” di Largo Irneri e ai “Martiri delle Foibe” del Parco della Rimembranza della fine degli anni Novanta ma anche la celebre “Nuotatrice” alla fontana di Barcola, dei quali si conservano in museo i tre modelli bronzei in scala. E ancora tanto prezioso materiale d’archivio, come il video del regista Aljoša Žerjal girato in occasione della personale antologica allestita al Circolo Assicurazioni Generali nel 2000; inviti, pieghevoli, cataloghi, lettere e articoli provenienti dall’Archivio del grande critico Sergio Molesi; ma anche i disegni originali e i modelli in scala del progetto del museo realizzati dallo studio starassociati capitanato dall’architetto Roberto Dambrosi, sezione curata dal giovane studioso Saša Banchi, laureando all’Università degli Studi di Udine con una tesi proprio sulla genesi del museo e sulla sua programmazione dal 2006 ad oggi. E ancora un visore per la realtà virtuale a disposizione del pubblico per rivedere le mostre temporanee più significative allestite negli ultimi anni al museo restituite nei tour virtuali dell’artista multimediale Antonio Giacomin, e la pubblicazione della guida al museo bilingue, in italiano e inglese, con un’ottantina di immagini delle opere della collezione permanente realizzate nel 2021 dal fotografo Franco Dreolin di Fotodomani per le schede del catalogo regionale online di tutte le opere della raccolta, catalogate nello stesso anno dalla storica dell’arte Anna Krekic, e consultabili al sito https://patrimonioculturale.regione.fvg.it, ricercando Collezione Ugo Carà.
Infine in museo anche due ospiti d’onore d’eccezione: Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli, 1924 – Palmanova, 2015), presente con tre preziose opere neorealiste su carta della metà degli anni Cinquanta dalle collezioni del Comune di Muggia, nell’ambito dell’evento regionale “ZIGAINA 100 anatomia di una immagine”, e Giuseppe Capogrossi (Roma, 1900 – 1972), che con la ripetizione infinita dei suoi rebbi nella tempera su carta “Composizione” del 1954, dialoga con il segno grafico di Carà che, come dichiarato nell’intervista “Ritratto nello studio” raccolta da Marianna Accerboni nel 2003, affermava che: ”Prediligo tutte le discipline artistiche concernenti il segno, cioè la scultura, il disegno, l’incisione e l’architettura.”

La guida al museo si apre con una riflessione e un bilancio da parte del Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Muggia, Nicola Delconte, che dice: “Continuano gli approfondimenti sui grandi artisti muggesani del Novecento, così dopo Aldo Bressanutti, Emanuela Marassi, Dante Pisani e Villibossi, è finalmente arrivato il momento di riparlare dello scultore Ugo Carà a vent’anni dalla scomparsa. Un artista a tutto tondo che ha spaziato dalla pittura alla scultura, dalla grafica al design, dall’architettura d’interni fino alla decorazione navale, e che nel 1999 ha voluto generosamente donare alla nostra cittadina un corpus di oltre 100 opere per raccontare alle nuove generazioni la ricerca artistica e il percorso di vita di un artiere molto prolifico dalla lunghissima carriera, iniziata alla fine degli anni Venti e conclusasi solo alle soglie del terzo millennio. Con la mostra “Il segno dell’artiere, un museo per Ugo Carà” vogliamo quindi riflettere sul suo lascito e rileggere il Museo Carà e la sua collezione permanente a diciotto anni dall’inaugurazione della struttura; un museo di nuova concezione, nato come luogo d’intersezione fra il centro storico e la Muggia fuori dalle mura, in dialogo con il Teatro Verdi e la nuova Biblioteca Guglia.”

E prosegue Massimo Premuda, curatore della mostra, spiegando il concetto dell’iniziativa: “Più che una guida al museo, intendiamo indicare delle coordinate per muoversi all’interno dell’affascinante e poliedrico universo artistico di Ugo Carà a vent’anni dalla morte, attraverso spunti di lettura, suggestioni visive e inviti alla visita. Una vita lunghissima e decisamente prolifica dedicata alla scultura, alla grafica, al design e all’architettura d’interni, che cominciò proprio a Muggia nel 1908 da Nicolò Carabeich, medico condotto di origini dalmate, e Hélène Ladas, di origini greche. Il cognome originale, presto italianizzato in Carabei e infine, forse per l’influenza del Futurismo, riassunto nel nome d’arte Carà, è una firma autorevole che attraverserà tutto il Novecento e che Sergio Molesi negli anni Ottanta descrive come: “Uno di più consapevoli e geniali “artieri” che abbiano operato nella nostra regione nel Novecento.”
L’artiere è chi è dedito a un’arte, un artigiano sensibile e un artista laborioso, e in questa definizione rientra appieno tutto il percorso artistico di oltre settant’anni del nostro Carà. Bellezza, arcaismo, mistero, ellenismo, magia, mitologia, sensualità, sogno, ieraticità, poesia e senso panico, queste le principali ispirazioni che animano tutto il mondo di Carà, caratterizzato da uno stile, un segno e un’eleganza inequivocabilmente contemporanei, e che trovano la loro misura aurea nel bronzetto e nell’incisione. Nel 1929 tenne la sua prima personale ad Atene e da allora partecipò alla più importanti esposizioni italiane e internazionali, allestendo già nei primi anni Quaranta personali di successo alla Biennale di Venezia e alla Permanente di Milano. Sin da giovanissimo attirò l’attenzione di Gio Ponti che pubblicò ripetutamente su Domus i suoi oggetti di design e di Agnoldomenico Pica che sintetizzò così la sua ricerca: “I suoi bronzetti vibrano fra l’eleganza di un capriccio e la maestria di ben bilicati equilibri plastici; più spesso una ispirazione eroica anima il crisma difficile dei movimenti, solleva le accarezzate superfici su cui le luci balzano dalle ombre secondo calcolatissimi accorgimenti, gonfia a un vento epico che sa di lontananze marine i panneggi ricchi e illustri come in una favola omerica; la deliziosa modernità ironizzante dà luogo a un canto più sostenuto e impegnativo dove l’eterna freschezza del mito trova accenti di eroica giovinezza.“, o ancora di Umbro Apollonio che osservò: “In genere le sue figure hanno un respiro dolce e sereno, talora una gracilità lirica come qualcosa di sopravvissuto che va gradatamente scomparendo. Partito da un realismo quasi brutale, è andato gradatamente eliminando il superfluo, sveltendo la tecnica e accentuando la sintesi, sino a cogliere una particolare linearità.”
Proprio la sua linea, cristallizzando il gesto in un segno grafico e sintetico, caratterizzerà tutta la sua produzione dagli anni Trenta in poi, dalla medaglistica alla gioielleria, dall’architettura d’interni per tanti appartamenti, uffici, ville e negozi, fino alla decorazione navale nei cantieri di Trieste, Monfalcone e Genova per famose navi bianche, come Africa, Augustus, Giulio Cesare, Conte Biancamano, Europa, Galileo Galilei, Guglielmo Marconi, Oceanic e Victoria.
Tutte queste esperienze, in una sorta di ritrovato Umanesimo, si intrecciano nelle sue sculture e sono ben condensate nella Figura con drappo del 1980. Un grande bronzo che rappresenta l’estrema sintesi del suo percorso fra arte e vita, razionalità ed organicità, naturale e artificiale, intelletto e sensibilità, funzionale ed espressivo, mente e cuore. La donna, ispirazione quasi esclusiva della sua ricerca, prende qui forma da un semplice foglio di metallo che Carà taglia e piega con maestria per far emergere una figura eterea ed elegantissima con veste e drappo animati da un vento epico che fissa in eterno il chiaroscuro del “panneggio bagnato” dal sapore ellenistico e che ci riporta subito a Fidia. Il viso, incorniciato da un’acconciatura senza tempo, è ieratico mentre i seni, ottenuti con dei volumi essenziali, danno vita a un corpo femminile dal taglio grafico che, in particolare se osservato di profilo, ricorda saettanti figure futuriste, esaltandone così la vitalità e fissandone la giovinezza per i posteri.
Arriviamo così all’ultimo atto della sua vita: la donazione del 1999 al Comune di Muggia di un corpus di un centinaio di opere, embrione del Museo d’Arte Moderna a lui dedicato. Il progetto, disegnato dallo studio starassociati capitanato dall’architetto Roberto Dambrosi e sostenuto dalla Regione FVG e dalla Fondazione CRTrieste, è un raro esempio di edificio costruito ad hoc a fini espositivi. Costituito da due setti che seguono l’andamento delle antiche mura, è caratterizzato all’interno da un duttile sistema di pareti mobili e all’esterno da materiali che rimandano alla passata attività dei cantieri navali di Muggia. Dal 2006 ogni anno il museo organizza decine di occasioni espositive volte alla conoscenza dell’arte moderna e contemporanea e alla valorizzazione degli artisti muggesani del Novecento, e la presente mostra si inserisce proprio in questo filone di riscoperta.”

La mostra potrà essere visitata a ingresso libero fino a domenica 9 giugno 2024 con i nuovi orari di apertura al pubblico: da giovedì a sabato 10-12 e 17-19, domenica e festivi 10-12.

https://www.museougocara.eu/en/events/il-segno-dellartiere-un-museo-per-ugo-cara

Ugo Carà, nato a Muggia nel 1908, inizia a esporre nel 1928 e nel 1929 tiene la prima mostra personale ad Atene e, da allora, prende parte alle più importanti rassegne regionali, nazionali e internazionali: Biennale di Venezia, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma, Quadriennale di Torino, Universale di Parigi e Bruxelles, Internazionale di Scultura di Carrara, e Mostra della grafica italiana a Tokyo, Los Angeles e Città del Messico. Opere dell’artista sono presenti in musei e collezioni private in Italia e all’estero, dal Museo Revoltella di Trieste alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, dal Museo Avgust Černigoj di Lipizza in Slovenia al The Mitchell Wolfson Jr. Collection di Miami, fino al Metropolitan Museum di New York. L’attività di Ugo Carà si è indirizzata, oltre che alla scultura, alla pittura e alla grafica, anche al design e all’architettura d’interni. Ne sono testimonianza la partecipazione alle Triennali internazionali delle Arti decorative e industriali di Milano e alle mostre di Arte decorativa italiana all’estero. Suoi progetti di arredamento sono stati realizzati dal 1949 al 1963 su famosi transatlantici, e dal 1956 al 1976 ha insegnato arredamento navale e d’interni all’Istituto Statale d’Arte Nordio di Trieste. L’artista viveva e operava a Trieste con studio in via dei Leo ed è morto nel capoluogo giuliano nel 2004.

23Apr

SOGNANDO LA LIBERTÀ di Igo Gruden

Martedì 23 aprile alle 17.30 alla Biblioteca Comunale “Edoardo Guglia” presentazione del libro “SOGNANDO LA LIBERTÀ Le poesie di Igo Gruden dal Campo di Visco–1943 / SANJE O SVOBODI Pesmi Iga Grudna iz taborišča v Viscu-1943, incontro sulla “Storia di Confine” con gli autori, intervengono Ivan Vogrič, storico e scrittore, Lubiana-Trieste, prof. Ferruccio Tassin, storico, Visco (UD), e Marko Tavčar, giornalista e segretario Editrice Goriška Mohorjeva-Gorizia, seguono poesie musicate da Aljoša Saksida e cantate da Lara Černic, organizzato dall’Associazione degli sloveni del Comune di Muggia (DSMO) “Kiljan Ferluga” e dalla sezione A.N.P.I.-V.Z.P.I. “Giorgio Marzi” di Muggia!

L’Associazione sloveni del Comune di Muggia (DSMO) “Kiljan Ferluga” e la sezione A.N.P.I.-V.Z.P.I. “Giorgio Marzi” di Muggia, in collaborazione con la Biblioteca Guglia, presentano il libro “Sognando la libertà / Sanje o svobodi”, martedì 23 aprile, alle ore 17.30, nella Biblioteca Comunale “Edoardo Guglia” di via Roma 10. Intervengono i curatori Ivan Vogrič di Lubiana, Ferruccio Tassin di Visco e il giornalista Marko Tavčar, segretario dell’editrice Goriška Mohorjeva di Gorizia.

L’impianto funzionale e leggero della pubblicazione bilingue raccoglie 19 liriche, nell’originale sloveno e nella traduzione di Martina Clerici, composte dal poeta Igo Gruden durante l’internamento nel campo di Visco nel 1943. Lo storico sloveno e originario di Aurisina Vogrič e l’omologo friulano Tassin, che conosce bene la questione del confine veneto e austro-ungarico, illustrano il libro da più prospettive, presentando l’ambiente del campo, la vita del poeta nato ad Aurisina, le testimonianze degli intellettuali reclusi e vari episodi della vita degli internati a Visco.

Tavčar, che è anche caporedattore del TGR sloveno RAI, presenterà il ruolo di mediazione culturale della casa editrice goriziana rivolta alla “Primorska”, anche oltre confine, e l’originalità del progetto librario, che ben si inserisce nelle iniziative di GO! 2025.
Vogrič è autore di diversi libri storici (con Tavčar hanno scritto una biografia su Igo Gruden) e fiction a carattere storico locale. Tassin è anche affermato negli ambienti storici. È stato direttore dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia ed ha scritto un fondamentale studio storico Sul Confine dell’Impero.

Saranno quindi gli interlocutori giusti per i due storici locali che parteciperanno all’incontro: il medievalista Franco Colombo, membro anche del direttivo del Circolo Istria, e Franco Stener, direttore della rivista Borgo Lauro e presidente dell’associazione Fameia Muiesana. La presentazione ha per sottotitolo: incontro sulla “Storia di confine”. Sarà quindi interessante il confronto tra le diverse prospettive che affrontano la questione degli influssi e presenze storiche e geografiche nella zona di intersezione al confine tra mondo latino e slavo, austro-ungarico e balcanico, veneziano e mitteleuropeo. Ci sarà anche un omaggio della cantante Lara Černic e del pianista Aljoša Saksida che ha musicato le poesie di Igo Gruden composte a Visco.

La stampa del libro della GMD è stata sostenuta nel 2023 dall’A.N.P.I., per cui la presentazione rientra anche nelle celebrazioni della Liberazione a Muggia. Giovedì 25 aprile, alle ore 9, dopo l’intervento del sindaco Paolo Polidori parleranno il presidente provinciale ANPI Fabio Vallon e l’insegnante Alexa Gherbassi, per l’associazione sloveni di Muggia. Seguirà la deposizione di una corona di fiori al monumento ai caduti della guerra di liberazione, con l’esibizione del coro sloveno locale Jadran. Alle 18, al Teatro Comunale “Giuseppe Verdi”, verrà proiettato il documentario “Spari nel silenzio”, che il regista Marko Sosič aveva dedicato all’80° anniversario dell’esecuzione di Pinko Tomažič e dei suoi compagni e del massacro di 71 ostaggi al poligono di Opicina. Il film è stato completato dalla regista Marija Brecelj in quanto prodotto nel 2021 dalla sede slovena RAI del FVG. Al termine ci sarà il concerto del Coro femminile Praksa di Pola.

17Apr

Testimonianze di venezianità nell’Archivio municipale di Pirano e la figura del suo curatore, conte Stefano Rota

Da mercoledì 17 aprile 2024, presso il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia, è visitabile la mostra “Testimonianze di venezianità nell’Archivio municipale di Pirano e la figura del suo curatore, conte Stefano Rota”, progetto ideato e realizzato dalla Società di studi storici e geografici di Pirano in collaborazione con i partner progettuali Centro Italiano “Carlo Combi” di Capodistria, Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano, Comunità degli Italiani di Momiano e Comitato di Padova dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
L’iniziativa, promossa dalla Lega Nazionale di Muggia e dal Comune di Muggia, si avvale del sostegno finanziario e del patrocinio della Regione del Veneto, dell’Unione Italiana, dell’Università Popolare di Trieste, del Comitato Provinciale di Trieste dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, della Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana di Pirano, del Comune di Pirano, della Comunità Autogestita Costiera della Nazionalità Italiana e del Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia.

Il progetto prevede la presentazione del patrimonio documentale conservato dall’Archivio municipale di Pirano (oggi Sezione di Pirano dell’Archivio regionale di Capodistria), di notevole interesse per la ricostruzione delle vicende del passato della città e del territorio comunale. Le pregevoli pergamene dell’età medievale e moderna permettono di studiare la vita urbana in senso lato e le relazioni con Venezia. Parallelamente l’attenzione è rivolta al conte Stefano Rota, bibliotecario e archivista, che per un quarantennio prestò la sua opera ordinando e curando il patrimonio librario e archivistico della città natale. La valorizzazione della sua figura e della sua opera, anche come intellettuale poliedrico, viene approfondita dagli Atti del Convegno internazionale di studi Stefano Rota. Erudito, latinista, curatore dell’Archivio municipale di Pirano, tenutosi a Casa Tartini il 10 novembre 2017. I contenuti specifici sono presentati e divulgati attraverso la mostra documentaria, accompagnata da un catalogo che, tra i vari argomenti, condensa pure la storia secolare del casato. Con l’attivazione del sito web www.momiano.com, arricchito di una nuova sezione dedicata agli argomenti specifici del presente progetto, si desidera ampliare la platea dei fruitori. La mostra itinerante è stata già proposta a Pirano, a Casa Tartini (16 novembre-1˚ dicembre 2023), a Padova, nella Sala della Gran Guardia (6 dicembre 2023 al 2 gennaio 2024) e alla Comunità degli Italiani di Momiano (16-25 febbraio 2024).

Stefano Rota (25 XII 1824 – 11 V 1916)
Nato da Alessandro e Teresa Michieli di Muggia, fu una personalità di notevole spessore culturale. Frequentò il Ginnasio imperial regio a Capodistria e qui, in seguito, studiò privatamente con il prof. Giuseppe Pohluska. I suoi vasti interessi e la solida formazione intellettuale gli permisero di spaziare dalla storia alla poesia, dalla letteratura alla musica; fu pure un fine latinista. Ebbe contatti con Carlo Combi, Carlo De Franceschi, Tomaso Luciani, Matteo Petronio, Gian Giacomo Manzutto ed altri eruditi. Intenso fu il rapporto amicale ed epistolare con Pietro Kandler, che in più occasioni si era interessato all’antica documentazione dell’archivio piranese.

04Apr

CUSTODIRE LA SPERANZA di don Mario Vatta

Giovedì 4 aprile alle 17.30 alla Biblioteca Comunale “Edoardo Guglia” presentazione del libro “CUSTODIRE LA SPERANZA Lettere domenicali ai lettori del Piccolo di Trieste, Novembre 2021 – Ottobre 2023” di don Mario Vatta, introducono Marinella Chirico, giornalista, don Alex Cogliati, parroco di Zindis (Muggia), Piero Purich, musicista, Elena Clon, presidente della Comunità di San Martino al Campo, e Davorin Devetak, Associazione degli sloveni del Comune di Muggia (DSMO) “Kiljan Ferluga”!

02Apr

ZIGAINA 100 anatomia di una immagine

Da martedì 2 aprile, giorno del compleanno di Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli, 1924 – Palmanova, 2015), il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” partecipa all’evento regionale “ZIGAINA 100 anatomia di una immagine” esponendo tre opere neorealiste su carta della metà degli anni Cinquanta dalle collezioni del Comune di Muggia, visitabili a ingresso libero da giovedì a sabato 10-12 e 17-19, domenica e festivi 10-12.

Zigaina realizza i tre disegni nella prima metà degli anni 50, quando l’impegno ideologico e il riferimento alla realtà lo portavano a rappresentare lavoratori della terra, operai, braccianti. L’intensa adesione al reale conduce Zigaina a dedicarsi con impegno al disegno e a partecipare a mostre largamente dedicate a questa tecnica ritenuta dagli artisti della sua generazione un banco di prova imprescindibile per misurare e affinare il mestiere nell’intendimento del vero.
Le tre opere delle civiche collezioni di Muggia per dimensione, precisa definizione e pulizia formale si qualificano come autonome forme d’arte. Delle tre, Ritorno dalla campagna del 1953 trova corrispondenza nel dipinto delle civiche collezioni del Comune di Pordenone di cui anche nella data riporta l’adesione. Tuttavia il grande formato e la precisa conclusione lo allontanano dall’appunto quanto dallo studio che attende risoluzione sulla tela, facendone opera che assolve in proprio le sue ragioni artistiche.
Le tre opere su carta entrarono nella collezione d’arte del Comune di Muggia in occasione del ciclo di mostre internazionali “del Bianco e Nero” promosse dall’allora Sindaco Pacco. Dal 1954, per una decina di anni, le mostre ospitarono artisti come Sergio Altieri, Giuseppe Capogrossi, Ugo Carà, Sabino Coloni, Edoardo Devetta, Maria Lupieri, Tranquillo Marangoni, Marcello Mascherini, Giuseppe Negrisin, Armando Pizzinato, Nino Perizi, Dino Predonzani, Livio Rosignano, Marino Sormani, Lojze Spacal, Carlo Giorgio Titz, Ernesto Treccani, Emilio Vedova e Giuseppe Zigaina. Grandi nomi italiani e regionali le cui opere, premiate in questa rassegna, entrarono nel patrimonio del Comune di Muggia grazie alla formula del premio acquisto e costituirono l’embrione della Pinacoteca Comunale.

https://www.museougocara.eu/en/events/zigaina-100-anatomia-di-una-immagine

09Mar

DANTE PISANI idee in dissolvenza incrociata

Da sabato 9 marzo 2024, presso il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia, è visitabile la mostra “Idee in dissolvenza incrociata” dedicata all’artista muggesano Dante Pisani (Muggia 1924-Trieste 2011), curata da Massimo Premuda e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, in occasione del centenario dalla nascita. L’esposizione si inserisce nel ciclo di suggestive personali e antologiche pensate negli ultimi anni per valorizzare la produzione degli artisti del territorio, dai muggesani Villibossi, Aldo Bressanutti ed Emanuela Marassi fino ai triestini Giovanni Duiz ed Ireneo Ravalico.
La mostra celebra gli oltre 60 anni di produzione di Pisani con una cinquantina di quadri ad olio su tela e tavola di medie e grandi dimensioni realizzati dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Duemila e una decina di affascinanti bronzetti dell’ultimo periodo della sua ricerca, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, ma anche tante opere di grafica realizzate negli anni per preziosi libri d’artista insieme agli amici artisti Celli, Celiberti, Černigoj, Dugo, Kravos, Schiozzi, Sormani e Spacal, e ancora in esposizione tutti i suoi cicli più famosi, dalle Ibernazioni e Metamorfosi degli anni Settanta agli Astronauti e Colombe degli anni Ottanta, dai Filosofi e Pellegrini degli anni Novanta fino alle opere di criptopittura e pittoscrittura dei primi anni Duemila.

In merito al focus dell’antologica, Massimo Premuda sintetizza così: “L’ampia mostra al Museo Carà intende rileggere la figura e la poetica dell’artista che, proprio fra gli anni Settanta e Duemila raggiunse l’apice della sua cifra stilistica che potrebbe venir riassunta nel linguaggio della Nuova Figurazione, caratterizzata da temi come la civiltà delle macchine, l’alienazione e l’incomunicabilità della società contemporanea, la disumanità del lavoro, il trionfo della tecnologia e infine la perdita di umanità. L’antologica si apre con due vedute postimpressionistiche della fine degli anni Quaranta che raffigurano il Mandracchio di Muggia e la casa natale a Chiampore e che ben rappresentano il legame con la cittadina istroveneta in cui Pisani esordì nel 1959 con la sua prima personale alla Sala Comunale d’Arte e che continuò a frequentare con assiduità fino agli anni Settanta, partecipando nell’estate del 1977 al VI Carnevale estivo con la proiezione di diapositive in dissolvenza incrociata sulla sua pittura e sulle sue opere più significative.
L’utilizzo delle nuove tecnologie, come la cinetica filmica e il modulo sperimentale delle immagini diapositive in dissolvenza incrociata, lo portarono così nel 1978 ad Asolo al II Festival Internazionale “Cinema sull’arte” diretto dal grande Umbro Apollonio e all’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, ma anche al Circolo della Stampa di Trieste. Tecniche queste che hanno un chiaro riflesso e influenza nel procedere pittorico dell’artista che mescola, incrocia e sovrappone immagini, piani e livelli, andando a creare mondi originalissimi. Già nel 1977 infatti Sergio Molesi evidenziava che: “A livello di linguaggio, al di là dell’uso contrapposto della linea melodica e ritmica e dei puntuali effetti cromatici e luministici, la contrapposizione è anche nel prelievo pittorico di immagini precostituite, come il cubetto di ghiaccio o di plexiglass alla Arman, e l’opposta tappezzeria Liberty realizzata addirittura con il sistema degli stampi”, mentre nel 2009 Giulio Montenero affermava che: “La svolta decisiva nella evoluzione di Dante Pisani è data dal trapasso fra due modi di rappresentazione: dapprima egli raffigura ciò che esiste, dopo ciò che non può esistere. Il secondo modo è altrettanto verissimo quanto il primo…”.

L’esposizione mette anche in luce i rapporti instaurati con gli artisti, i critici, gli intellettuali e in particolare con gli scrittori del suo tempo. In mostra, oltre a un prezioso documentario video degli anni Settanta di Svigelj su testo del critico Roberto Ambrosi, vengono presentati pure i ritratti di Pisani realizzati dagli amici artisti Livio Rosignano (Pinguente, Istria 1924-Trieste 2015) e Bruno Chersicla (Trieste 1937-2013), ma anche il curioso “Acrostico per Dante Pisani” del 1964 scritto su una cartolina da Cesare Sofianopulo (Trieste 1889-1968). L’interesse dell’artista per la scrittura si manifesterà in maniera sempre più urgente dalla metà degli anni Settanta in poi sia come illustratore di libri, pubblicazioni e riviste di autori contemporanei triestini e non, sia come poeta. Fondamentale sarà la frequentazione con lo scrittore Stelio Mattioni (Trieste 1921-1997), di cui in mostra si ricostruisce visivamente il racconto breve de “La visita” allo studio dell’artista nel gennaio del 1977, in cui descriveva vividamente cinque significativi quadri oggi inseriti nel percorso espositivo, e che Montenero così inquadrava: “Le imbricazioni con le quali Pisani copre la realtà, ne avvolge le ferite e ne accentua le mostruosità, appartengono a molte risorse della semantica, spesso combinando figure diverse per ottenere l’apparato significante di una medesima immagine: simboli, metafore, apologhi, parabole, allegorie… Pisani è dell’avviso che noi siamo trascinati dalla corrente di un fiume che portando a valle i relitti delle violenze naturali e umane, diventa una marea di assurdità. Il suo costante e forte intendimento è di rappresentare le assurdità in una figurazione ordinata. E in ciò si affianca a un grande romanziere triestino, Stelio Mattioni, purtroppo non apprezzato quanto meriterebbe, forse perché nelle sue fantasie allucinate c’è più verità che nell’apparente obiettività degli storici. Amico mio e suo, Mattioni ha scritto su Pisani, in spirito di fraterna e profonda concordanza, alcune significative pagine.”
Si prosegue con i tanti omaggi pittorici a Giani Stuparich (Trieste 1891-Roma 1961), in particolare ispirati dai suoi “Ricordi istriani” in cui molto si parla anche di Muggia, o a Giorgio Voghera (Trieste 1908-1999), con i libri d’artista editi da L’Asterisco della fine degli anni Settanta su Jules Verne e Thomas Mann, o ancora con tante fotografie insieme a Giovanna Stuparich, Ketty Daneo e Claudio Grisancich. Il percorso artistico di Pisani si conclude non a caso con i cicli di criptopittura e pittoscrittura, in cui i segni alfabetici ma anche l’alfabeto glagolitico concorrono a denunciare l’impossibilità della comunicazione verbale, già lungamente affrontata nelle ampie serie di muti profeti e torri babeliche, ma che proprio attraverso le arti visive può nuovamente dialogare e risorgere intorno alla parola “amore”, unica possibile e reale koinè.

Dante Pisani (Muggia 1924-Trieste 2011)
Nato a Muggia nel 1924, viveva e operava a Trieste. A vent’anni soggiornò per un lungo periodo in Austria. Ritornò a Trieste e nel 1954 frequentò lo studio del pittore Walter Falzari dove per un anno studiò figura. Dopo essersi posto in luce in campo regionale fu invitato al Premio Nazionale Siragna di Parma e al Premio Internazionale “Jean Mirò” di Barcellona. Nel 1971 fu chiamato ad esporre con una personale nella Galleria del Museo d’Arte Moderna di Lubiana. Da quel momento fu presente ad importanti rassegne d’arte in varie città d’Italia e all’estero. Dal 1959 allestì una cinquantina di mostre personali in ambito regionale, in Italia e all’estero. Sue opere sono in importanti collezioni private, al Museo Revoltella di Trieste, alla Pinacoteca di Ascoli Piceno, in edifici ed enti pubblici.
Sin dall’inizio il suo è stato un procedere che da formulazioni post espressioniste approdava, nel conseguimento di una maggior maturità, al recupero di elementi figurali senza l’obbligato passaggio per l’arte astratta della quale tuttavia, come tutti gli artisti della sua generazione, ha saputo tenere conto della lezione di rottura. La sua fondamentale derivazione espressionistica è sottolineata da proposte che elaborano un processo di approfondimento razionale e allo stesso tempo poetico. La sua è una pittura in cui, accanto ai pregi formali, alla ricchezza dei riferimenti culturali ed estetici, si evidenziano contenuti talvolta drammatici e dolenti, di denuncia e persino protestatari in chiave simbolica con riferimenti all’ambito metafisico e mitico. Non sono aliene al suo discorso le problematiche sociologiche con una particolare propensione per i temi ecologici. La ricchezza del colore si palesa in tessiture cromatiche con elaborazioni materiche e ritorni figurali. Anche nella scultura è presente una dimensione metafisica che si estrinseca con forme antropomorfe e architettoniche nate da richiami a temi mitologici. Uomo, società e natura sono al centro dell’operare di questo artista tra i più originali e autonomi del secondo Novecento triestino.

da “Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia”
di Claudio H. Martelli

La mostra potrà essere visitata a ingresso libero fino a domenica 14 aprile 2024 con il seguente orario: da martedì a venerdì 17-19, sabato 10-12 e 17-19, domenica e festivi 10-12.

https://www.museougocara.eu/en/events/dante-pisani-idee-in-dissolvenza-incrociata

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